sabato 29 settembre 2012

"Dio=mc^2. Oltre l'Universo Olografico" (2006); e-book, pp.272, costo: 5 €.

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Estratto della Prefazione,a cura del Prof. Massimiliano Chitvic (fisico):

"Questo è un libro sull’Essere.Su come l’Essere appaia ai nostri occhi, spezzettato in tanti frammenti.Sulla fatica che molti di questi piccoli frammenti, che chiamiamo Uomo,fanno per cercare di ricomporre l’Unità. E anche dell’inutilità di questi sforzi.Giacchè la frammentazione è solo apparente,una sorta di velo di Maya. L’Essere,l’Unità,pervade l’intero Universo; forse dire Universo equivale a dire Essere. L’Essere si presenta ai nostri occhi come energia (vale la pena di ricordare l’equivalenza massa-energia,secondo la quale la materia altro non è che energia in una forma particolare.E=mc^2),e come tale è in ogni luogo. Ogni cosa si forma per mezzo dell’energia (Logos?) e all’energia ritorna ed è energia.L’energia è la fonte,la sorgente,di ogni informazione,codificata secondo opportune leggi che piano piano stiamo scoprendo.Basti pensare a tutte le informazioni che ricaviamo sulla struttura dell’Universo visibile per il tramite dei raggi di luce; o anche misurando, ove questo sia possibile,la materia. Abbiamo così realizzato la formula tanto cara ai nostri catechismi: Dio (l’Energia) è in ogni luogo,è onnipotente, è onnisciente.Il titolo del libro è dunque appropriato. In quanto materia,ovvero energia sotto altre spoglie,anche noi uomini (e non solo noi,ma anche tutti gli esseri viventi e le cose che ci circondano) facciamo parte dell’Essere,o,forse,siamo l’Essere e lo abbiamo dimenticato. A queste conclusioni erano già giunti nell’antichità gli gnostici,non importa di quale setta.Il tratto comune delle loro dottrine era la persistenza in ogni essere umano di una scintilla di energia divina che tenta ripetutamente di ricongiungersi con la sorgente primigenia.Questa scintilla divina non è che un nome dato da antichi uomini all’energia".
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Considerazioni dell'autore:
Vi è una piccola nota,non presente nella prefazione del libro, che vorrei esporre qui, riguardo ai miei espliciti riferimenti (riportati nel libro e presenti persino in alcune equazioni lineari che ho usato per facilitare ai lettori la comprensione di alcuni concetti socio-economici), alle “razze umane”. Immaginando già a priori, il potenziale vespaio di critiche negative e polemiche che susciterà un tale approccio (tacciabile se non compreso nei minimi dettagli, di xenofobia), nella spiegazione dei vari aspetti e tipologie del genere umano, mi permetto di specificare quindi in questo breve commento (onde evitare tale vespaio ingiustificato) quanto segue: Con razza umana, io non intendo mai in alcun caso definire una determinata differenziazione di carattere puramente fisico o biologico tra i diversi popoli del pianeta; bensì unicamente una sorta di distinzione tra i diversi popoli, causata (indiscutibilmente) da tutto ciò che l’ambiente ad essi circostante (attraverso usi e costumi e l’indottrinamento di una cultura antica e moderna, propri di ogni popolo), opera nei loro confronti in modo del tutto naturale ed impercettibile. Per concludere,vorrei ricordare le parole del famoso Herbert Simon : "Un uomo, considerato come sistema soggetto di comportamento, è piuttosto semplice. L'apparente complessità del suo comportamento nel tempo è in larga misura un riflesso della complessità dell'ambiente in cui si trova".

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