giovedì 17 settembre 2009

Molti grassi, poco sesso

Fonte:

Due studi italiani mostrano che le disfunzioni sessuali femminili sono strettamente legate a patologie come diabete, obesità, iperlipidemia e ipertiroidismo.

di Caterina Visco
Mancanza di desiderio, anorgasmia, dolore durante la penetrazione: sono le disfunzioni sessuali femminili (dsf), cioè tutti quei disturbi che impediscono a una donna di avere rapporti sessuali completi e soddisfacenti. Diversamente che negli uomini (la mancata erezione è un sintomo abbastanza chiaro e oggettivo) non sono facili da diagnosticare né da trattare. E sino ad oggi sono state classificate prevalentemente come disturbi psicologici. Ora però due ricerche italiane, pubblicate sul Journal of Sexual Medicine, mostrano che queste hanno più spesso origini organiche. E rappresentano un campanello d'allarme da non lasciare inascoltato. Perché sarebbero strettamente correlate altre patologie come diabete, obesità, ipertiroidismo, iperlipidemia. Legame che è già stato ampiamente riscontrato e studiato negli uomini.
I due studi italiani, uno della
Seconda Università di Napoli e uno dell'Università di Milano hanno calcolato l'indice di funzionalità sessuale femminile (Fsfi -Female sexual function index), attraverso un questionario standardizzato che prende in considerazione il desiderio, l'eccitazione, la lubrificazione, il raggiungimento dell'orgasmo, la soddisfazione dopo il rapporto e il dolore.
Nella
ricerca della Seconda Università di Napoli, guidata da Katherine Esposito, l'indice è stato messo in relazione con l'iperlipidemia nelle donne in premenopausa. I risultati hanno mostrato che le donne con alti livelli di colesterolo e grassi nel sangue erano anche quelle con indici Fsfi più bassi, dunque affette probabilmente da una o più disfunzioni sessuali. Lo studio di Milano, invece, ha riscontrato una correlazione dello stesso indice con obesità, diabete e ipertiroidismo. “Nel maschio è ormai scontata la correlazione tra disfunzione erettile e queste (ma anche altre) patologie, nella donna invece questa correlazione non era ancora stata indagata”, spiega Antonio Pontiroli, dell'università di Milano.
“I meccanismi che legano queste patologie sono molto delicati e non completamente chiari”, prosegue il ricercatore, “non possiamo ancora dire quale sia la causa e quale l'effetto. Di certo, le disfunzioni sessuali possono essere un segnale di allarme per malattie croniche latenti che non si sospetta di avere, e non vanno sottovalutate”. Ci sono alcune evidenze inoltre - ma servirebbero ulteriori studi - che trattando l'obesità, il diabete e l'ipertiroidismo la vita sessuale delle pazienti potrebbe migliorare sensibilmente.
“Seguiremo tutte le pazienti coinvolte nello studio per altri cinque anni - conclude Pontiroli - per capire se le disfunzioni sessuali possano diventare anche indicatori di futuri problemi cardiovascolari, anche tenendo in considerazione che obesità e diabete sono due importanti fattori di rischio”.

1 commento:

claudio sauro ha detto...

Era una cosa vecchia che con l'obesità si riduce l'attività sessuale.
Anche l'aumento ematico del colesterolo e dei trigliceridi (in particolare di questi ultimi) può ridurre l'attività sessuale, soprattutto quando i trigliceridi raggiungono valori di 400-500, cosa non improbabile (basta una buona mangiata)in particolare nelle dislipidemie familiari dove i grassi restano alti su base genetica.
Il meccanismo per cui c'è una riduzione dell'attività sessuale è semplice: il sangue diventa più denso per cui c'è una minor irrorazione dei corpi cavernosi.
Ma pare che ci siano anche dei meccanismi centrali: un sangue più denso irrora meno i nuclei della base per cui si riduce la voglia sessuale.
E' significativo che studi fatti rapportando i paesi nordici con i paesi mediterranei abbia rilevato che l'attività sessuale nei paesi nordici sia molto più modesta che nei paesi mediterranei.
Queto pare sia dovuto al maggior introito di grassi che si usa nei paesi nordici, ma poichè talvolta questo non è vero si sono invocate delle cause genetiche per giustificare il fenomeno.