venerdì 3 ottobre 2014

Catturata la particella bifonte. È anche la sua antiparticella, prevista da Ettore Majorana.

La traccia alle estremità corrisponde al fermione di Majorana (fonte: Ilya Dorzdov, Yazdani Lab, Princeton University)
Fonte: ANSA Scienze
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E' una delle particelle più stravaganti mai previste perché è nello stesso tempo anche la sua antiparticella, ossia il suo opposto nell'antimateria. Vale a dire che è qualcosa che si comporta sia come materia sia come antimateria. L'aveva prevista nel 1937 uno dei 'ragazzi via Panisperna', il fisico Ettore Majorana, e solo a distanza di 80 anni è stata finalmente osservata. Il risultato, pubblicato sulla rivista Science, si deve al gruppo di Stevan Nadj-Perge, dell'università americana di Princeton.

Verso i computer quantistici:
Per i ricercatori la scoperta è un mix di matematica, fisica teorica e ingegneria: gli esperti vedono già nella scoperta di questa particella stravagante, chiamata 'fermione di Majorana', un passo che avvicina i futuri computer quantistici, superveloci e superpotenti. In questi ultimi gli elettroni non rappresentano soltanto i valori uno e zero, come accade nel codice binario con cui funzionano attualmente i computer, ma anche quelli di uno strano stato nel quale sono nello stesso tempo uno e zero. La particella bifronte, chiamata 'fermione di Majorana', potrebbe essere un ottimo candidato per trasportare l'informazione dei computer quantistici.

Fisica 'low cost' e di alto livello:
''E' un risultato fantastico, davvero molto bello'', osserva il fisico Massimo Inguscio, presidente dell'Istituto Nazionale per la Ricerca in Metrologia (Inrim). La caccia al fermione di Majorana risale agli albori della fisica quantistica, quando i fisici si resero conto che le loro equazioni implicavano l'esistenza di una materia 'specchio' rispetto a quella che conosciamo direttamente.

La chiave nelle nanotecnologie:
Mentre per catturare altre particelle celebri, come il bosone di Higgs, sono stati necessari grandi acceleratori, i fisici sono riusciti a ottenere l'immagine ''brillante'' del fermione di Majorana grazie alle nanotecnologie. ''Ci sono aspetti della fisica fondamentale - rileva Inguscio - per studiare i quali non sono più necessari grandi acceleratori: si può andare al nocciolo delle equazioni facendo esperimenti su un banco da laboratorio''. E' quanto ha fatto il gruppo di Princeton, che ha utilizzato catene di atomi di ferro fatte depositare su un superconduttore come il piombo. Per Inguscio ''la novità sperimentale è che gli autori riescono a fare delle misure elettriche con elevatissima risoluzione spaziale, per cui vanno a vedere le proprietà elettriche della catena di atomi nel centro e alle estremità e vedono che solo alle estremità ci sono le 'firme' dei fermioni di Majorana che ci si aspetta''.

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