venerdì 23 ottobre 2009

Un errore nel Protocollo di Kyoto.

Fonte: Le Scienze
Trattando tutti gli usi della bioenergia come neutri rispetto alle emissioni, senza considerarne la fonte, si può creare un incentivo a un tipo di conversione dell'uso del territorio dagli esiti negativi.
E' correggibile, ma c'è: un errore nel metodo di valutazione delle emissione di CO2 prodotte utilizzando biomasse per generare energia potrebbe minare la possibilità di raggiungere l'obiettivo della riduzione dei gas serra stabilito da accordi internazionali e normative nazionali. L'errore è sottolineato in un articolo pubblicato su "Science" a firma Jerry Melillo, del Marine Biological Laboratory, T. Searchinger dell'Università di Princeton e da altri climatologi ed esperti di economia dell'energia. Il metodo di conteggio usato nel Protocollo di Kyoto, ma anche nella legislazione europea sui tetti alle emissioni e in quella americana del Clean Energy and Security Act, non considera infatti la CO2 rilasciata dagli impianti che utilizzano bioenergia, ma non ne tiene conto neppure ai fini del conteggio relativo alle emissioni imputabili a un cambiamento nella destinazione d'uso del terreno quando su di esso venga coltivata biomassa. Trattando, erroneamente, tutti gli utilizzi della bioenergia come se fossero neutri rispetto alle emissioni di carbonio senza considerare la fonte della biomassa, si potrebbe creare un forte incentivo economico a una conversione su larga scala dell'uso del territorio anche quando questa si risolve in un danno.L'esenzione delle emissioni di CO2 derivanti da bioenergia è qualcosa di scorretto se non se ne contempla il rapporto con gli eventuali cambiamenti di destinazione d'uso del territorio: "Le potenzialità della bioenergia di ridurre le emissioni di gas serra dipende in modo essenziale dalla fonte della biomassa e dai suoi effetti netti sull'uso del territorio", scrivono i ricercatori.La distruzione di una foresta per farne legna da ardere o per coltivare vegetali da destinare a un impiego energetico determina un notevole rilascio di CO2, mentre la conversione di un terreno marginale per coltivarvi vegetali a rapida crescita può portare a una riduzione netta del biossido di carbonio. In base all'attuale sistema di conteggio, entrambi gli scenari vengono considerati come se ci si trovasse di fronte a una riduzione del 100 per cento delle emissioni prodotte per generare energia. "Se le foreste o altre piante sono destinate alla bioenergia, il rilascio di carbonio che ne risulta deve essere conteggiato o come emissione da uso del terreno o come emissione energetica", dice Melillo. "Se non lo si fa, l'uso della bioenergia aggraverà il nostro problema con i gas serra invece di risolverlo." (gg)

1 commento:

claudio sauro ha detto...

Oltretutto perchè si riduca la CO2 tuttora presente nell'atmosfera, nonostante tutti i tentativi per ridurne la produzione, ci vorranno almeno un centinaio di anni.
In secondo luogo le biomasse producono metano che produce un effetto serra notevolmente superiore alla CO2.
Io credo che il riscaldamento progressivo del pianeta continuerà per il prossimo secolo, sempre che non intervengano fattori astronomici molto forti come qualcuno ha previsto.