sabato 8 novembre 2008

GREGG BRADEN (intervista) - Profezie del 2012,migrazione e inversione magnetica dei poli terrestri,risveglio interiore.



1 commento:

oloscience ha detto...

Negli ultimo cinquant’anni vari gruppi di ricercatori indagando sul paleomagnetismo presente in vari tipi di rocce distribuiti sia sul continente americano che europeo, hanno registrato una continua variazione della posizione del polo nord attraverso le varie ere geologiche.

L’indagine ha rilevato che circa 500 – 600 milioni di anni fa, il polo nord si trovava lungo l’equatore, nel mezzo dell’attuale Oceano Pacifico, inoltre i risultati ottenuti dall’analisi delle rocce americane rispetto a quelle europee davano posizioni diverse per il polo.

La spiegazione del fenomeno comportava due possibili soluzioni: o si facevano migrare i continenti mantenendo fissi i poli, o si facevano migrare i poli tenendo fissi i continenti.

La migrazione dei poli è causata dallo spostamento dell’asse di rotazione terrestre; quando ciò avviene, i poli, che sono i punti in cui tale asse incontra la superficie terrestre, si spostano su di essa compiendovi un certo tragitto. Già nel 1889 l’astronomo italiano Schiapparelli aveva fatto notare che l’asse di rotazione terrestre può non coincidere con l’asse di inerzia. I due assi corrisponderebbero solo nel caso in cui

le masse che costituiscono la Terra fossero disposte con perfetta simmetria rispetto all’asse di rotazione terrestre, il che evidentemente non corrisponde alla realtà. Conseguentemente il movimento di rotazione non è del tutto regolare, e si è constatato che la posizione dei poli subisce in effetti dei piccoli spostamenti, dell’ordine di pochi metri attorno all’asse dell’ellissoide terrestre. In mancanza di perturbazioni esterne l’asse di rotazione terrestre, in accordo con la legge di conservazione del momento angolare, rimane praticamente fisso nello spazio.

L’unica ipotesi plausibile per spiegare l’apparente migrazione dei poli è quindi quella di considerare la deriva dei continenti; in realtà sono i continenti che, migrando sulla superficie del globo, si sono mossi rispetto all’asse di rotazione terrestre.

Un particolare aspetto del paleomagnetismo, riguarda le inversioni del campo geomagnetico, riconosciute per la prima volta quando a seguito dell’analisi delle colate laviche degli ultimi cinque milioni di anni si riscontrò direzioni del campo paleomagnetico divergenti di 180°.

Irregolarmente, ma circa ogni mezzo milione di anni, il campo magnetico della Terra cambia polarità (il polo nord diventa polo sud e viceversa), impiegando qualche migliaio di anni ad invertire la propria direzione. Successivamente, usando vari metodi di datazione, si è potuto stabilire che queste inversioni si succedono con lo stesso ordine cronologico, anche in zone assai distanti tra loro e si è ricostruita la storia delle inversioni negli ultimi 5 – 7 milioni di anni, sotto forma di una scala cronostratigrafica magnetica.

Si è così trovato che circa la metà di tutte le rocce studiate hanno magnetizzazioni opposta a quella dell’attuale campo magnetico della Terra. Questo implica che il campo magnetico si è “ribaltato”, da normale ad inverso piuttosto frequentemente nel passato geologico e che campi magnetici normali o inversi sono ugualmente probabili.

I periodi più lunghi, dell’ordine del mezzo milione di anni, sono chiamati epoche magnetiche, ognuna con un nome di un famoso scienziato del paleomagnetismo. Ma durante le epoche si registrano anche brevi inversioni dette eventi magnetici che possono durare dai 10.000 ai 100.000 anni.

La causa di queste periodiche inversioni del campo geomagnetico non è ancora conosciuta. Non è ancora stato accertato se il campo si affievolisce lentamente per poi aumentare gradualmente nella direzione opposta o se semplicemente si ribalta. Tutto il fenomeno dipende da quella sorta di dinamo che è il nucleo terrestre, la quale, evidentemente, può variare la propria polarità casualmente e con una certa facilità.

Strettamente collegate all’inversione di polarità sono le strane ed importantissime anomalie magnetiche riscontrate sui fondali oceanici. Per eseguire delle misurazioni del campo magnetico terrestre in mare, i magnetometri vengono trainati dietro le navi ad una certa distanza per evitare le interferenze dovute agli scafi ed ai motori. La massima parte del magnetismo misurato deriva dai basalti del fondo oceanico ricchi di magnetite.

Durante la perlustrazione dei fondi oceanici, gli oceanografi scoprirono delle anomalie magnetiche distribuite in modo assai caratteristico. Queste anomalie rappresentano delle piccole deviazioni, dell’ordine dei milligauss, dei valori medi dell’intensità del campo magnetico terrestre. In un’area con anomalia positiva, il campo magnetico terrestre ha intensità maggiore del normale, mentre in un’area con anomalia magnetica negativa, l’intensità è minore del normale.

Le anomalie magnetiche riscontrate nell’oceano hanno un andamento a bande lineari e parallele che continuano per centinaia di chilometri; esse presentano inoltre una distinta simmetria bilaterale rispetto alla dorsale medio – oceanica; questo accade poiché dalle dorsali si forma continuamente nuova crosta oceanica accompagnata dal progressivo allontanamento di quella già formata dall’asse della dorsale. Quindi la lava che solidifica registra le inversioni del campo magnetico terrestre e si formano delle fasce di fondale (larghe da 5 a 50 Km), simmetriche al punto di origine, che conservano proprietà magnetiche opposte. La carta delle anomalie magnetiche dei fondali oceanici risulta allora essere una carta della distribuzione della magnetizzazione, normale o inversa, delle rocce costituenti il fondo stesso. Correlando queste inversioni con la scala dei tempi geomagnetici, è stato possibile datare i fondi oceanici e si è constatato che i fondali oceanici non hanno un’età superiore a 200 milioni di anni nelle parti più antiche, età che è molto diversa da quella registrata per alcune rocce continentali che arrivano a 3,8 miliardi di anni. Questo significa che il fondo oceanico è cambiato molte volte nel corso della storia della Terra.

Altro interessante aspetto delle anomalie magnetiche dei fondi oceanici è che è possibile ricostruire la posizione dei continenti, l’uno rispetto all’altro, in un dato momento della storia della Terra. Spostando e facendo coincidere con l’asse della dorsale le anomalie associate allo stesso periodo temporale, si ottiene il profilo del fondo oceanico in quel particolare tempo geologico e quindi anche i profili delle terre emerse.

Oltre alle anomalie dei fondali oceanici dovute alle inversioni di campo magnetico esistono anche anomalie dovute alle caratteristiche costitutive della crosta terrestre. Il campo magnetico terrestre dovrebbe infatti crescere regolarmente da 0,28 oersted all’Equatore a 0,71 oersted ai poli magnetici. In realtà tra questi due valori estremi il campo magnetico si distribuisce in modo non sempre prevedibile proprio per la presenza di anomalie di origine ancora poco nota e per le oscillazioni di cui si è parlato nel primo paragrafo. Per tale motivo lo studio delle anomalie magnetiche è riferito ad un campo magnetico normale regionale, cioè ben definito per una zona di ampiezza limitata. Le anomalie più intense e localizzate sono quelle provocate da giacimenti di materiale ferromagnetico, da rocce intrusive ed effusive ricoperte da depositi sedimentari, dal basamento cristallino. Per valutare l’intensità di queste anomalie bisogna sottrarre dalla misura sul terreno, oltre al campo normale regionale, anche le oscillazioni periodiche.
(Fonte: http://www.apan.it/conferenze/campo_magnetico/pagina1.htm)