mercoledì 22 ottobre 2008

La torre che sequestra CO2 dall'atmosfera



Il dato di partenza è una notizia uscita su quotidiani anche autorevoli e su molti siti. E che in parte va smentita. Parliamo di una torre per l'assorbimento della CO2 atmosferica (il gas responsabile dell'effetto serra) e quindi di una specie di aspiratore che estrae la CO2 dall'aria. L'annuncio viene dal Canada, da David Keith della Calgary University: Keith è un noto scienziato impegnato sul fronte dell'ambiente. Questa torre, si legge, intrappola la CO2 con una specie di pioggerella di una certa sostanza: l'Idrossido di Sodio (NAOH). Questo idrossido infine si deposita, avendo però "inglobato" la CO2. Molta enfasi si è messa su un aspetto, che è il punto centrale della nostra discussione, e cioè che questo processo per funzionare consuma poca energia. O in altri termini, il processo produce molta meno CO2 di quella che riesce a sequestrare. Insomma: c'è un bilancio molto positivo.
Ciò che nei media non è apparso chiaramente, è che il processo non è finito, ma richiede una seconda parte, finalizzata all'estrazione della CO2 dall'Idrossido di Sodio, che ha un impatto decisivo sul consumo energetico complessivo. Il punto è che non si possono semplicemente accumulare in un angolo masse enormi di NAHO e CO2, e neppure se ne possono produrne enormi quantità per alimentare il processo su scala globale. Vi sarebbe infatti un bilancio materiale insostenibile.
Serve cioè un processo chimico che estragga la CO2 dall'NAOH, in modo che ce ne possiamo liberare, e rimetta quest'ultimo, l'NAOH, a disposizione della torre di assorbimento, perché possa essere riciclato nel processo di cattura della CO2 dall'atmosfera. Questo processo esiste ed è noto da tempo, ma è anche fortemente antieconomico.
Renato Baciocchi, docente di Ingegneria Ambientale all'Università di Tor Vergata di Roma, è tra i firmatari del primo articolo che uscì anni fa sull'argomento. Il primo un cui si quantificò economicamente l'intero processo. Ai microfoni di Moebius ha spiegato che la prima parte del processo è un procedimento industriale consolidato. Mentre le indagini - comprese quelle condotte da Keith alla Calgary University - procedono infatti proprio nella direzione di una maggiore sostenibilità della seconda parte del processo...
Una domanda, però, emerge naturamente: è veramente necessario? Le politiche attuali per contenere la CO2 puntano a intercettare la CO2 dalle fonti delle emissioni più intense (centrali energia elettriche, grande industria - es siderurgia). O puntano a ridurrle le emissioni mediante il risparmio energetico. Qui invece siamo di fronte a una "terza via": sequestrare CO2 dall'atmosfera. Che sia l'ultima spiaggia? Ne parliamo con Baciocchi...

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